L’incubo del primo anno: quando un maschio diventa padre

Mamma con bambinoDiciamo che la vostra opera di persuasione è stata efficace e ora siete incinte.

Ammettiamo, oppure, che il vostro maschio non veda l’ora di essere padre e non avete fatto fatica a convincerlo.

Poniamo per caso che l’uomo vi adori ora che siete gonfie come pallone perché vi portate a spasso la loro prole.

Supponiamo, infine, che il numero e il sesso di figli da voi atteso coincida con le aspettative del futuro padre.

Insomma, per quanto possa essere roseo il panorama, sappiate che entro 9 mesi al massimo tutto cambierà. L’arrivo del figlio/a/i/e scombussolerà completamente la vostra vita e quel del vostro compagno, e questo è facile da immaginare… Quel che le donne spesso ignorano, invece, è l’impatto psico-emotivo che l’arrivo del pargolo genererà in lui.

Questo articolo cercherà quindi di preparavi alle psicodinamiche più comuni dei neo padri, suggerendovi qualche trucchetto per sopravvivere ai primi 12 mesi (i più duri per i padri).

E tu chi sei? L’esclusione morale

Uno dei primi sintomi della sindrome da neo-papà è quello di sentirsi esclusi. Le mamme sono completamente assorbite dalle necessità del pargolo, e nei pochi momenti in cui il baby le lascia tranquille hanno solo l’energia per trascinarsi fin sul divano o sul letto.

Ovvio quindi che le esigenze dei papà vengano messe in secondo piano, per non parlare del sesso che viene completamente oscurato da problemi fisici (nel caso dei parti naturali), psicologici (dalla carica di ormoni e ossitocina in circolo), energetici (mancano sia la forza, che la voglia).

Ebbene: sappiate che la cosa è normalissima, non permettere al vostro uomo di farvi sentire in colpa se li trascurate. E’ così che deve essere… solo che non lo sanno, o non erano preparati. Per questo è importante cercare di mettere in chiaro le cose PRIMA di essere genitori, e non annaspare dopo, altrimenti dovrete combattere anche con la sensazione di esclusione che pervade l’uomo.

A proposito di esclusione: è sano e normale che il rapporto mamma-bambino sia del tutto esclusivo. Non solo: è fondamentale per il corretto sviluppo del bambino che si generi una dicotomia completa. I due devono diventare uno solo; solo così il bambino, crescendo, potrà spezzare la dicotomia e diventare indipendente. Bruciare le tappe o saltarle ha solo effetti negativi sulla psiche del neonato. L’importante è che il padre sappia che deve necessariamente essere messo da parte per i primi mesi.

E io che faccio?

papà con neonatoMolti papà si lamentano di sentirsi esclusi dalla gestione del neonato. Sembra che la mamma voglia far tutto e sappia far bene solo lei, anche se è diventata genitore nelle stesso tempo del padre. Anche questo è normale, ma molte mamme (un po’ per i sensi di colpa, un po’ per amor di condivisione e un po’ per stanchezza) cercano di demandare alcuni degli aspetti della cura del bambino al padre. Va benissimo, ma deve essere fatto nel modo corretto (sempre per il bene del neonato). Fate preparare il bagnetto o la pappa al padre, ma siate voi a darglielo… spiegando al maschio che vedere più facce, avere più contatti, ricevere più input discordanti può causare nel bambino insicurezza e confusione.

Condividete tutto col padre, fatelo sentire importante (soprattutto in questa fase, in cui si sente come un bambino scelto per ultimo al momento di fare le squadre), fatevi aiutare… ma fatelo in modo intelligente. Ringraziatelo molto e fategli capire che senza di lui non ce la fareste. In questo modo darete in pasto al suo ego un po’ di pagnotta per tirare avanti fino alla fine dei 12 mesi.

Fatevi aiutare, non sostituire.

Quando arriva il mio turno?

La dicotomia madre-neonato è potentissima, unica. Solo la madre riesce a capire il figlio e il padre deve imparare a fidarsi di lei e a rispettare le sue impressioni. Entro pochissimi mesi, la madre è in grado di riconoscere i diversi pianti del bambino e sa come rispondere alle sue esigenze.

Il padre cercherà di metterci becco e qui entra in gioco il vostro savoir-faire: fatelo tacere, ma con delicatezza. Dimostrategli che il vostro essere madre vi ha dato gli strumenti per capire il suo linguaggio e che non è lui ad essere cretino… è solo il padre e deve aspettare il suo turno.

Ed ecco il punto: quanto tocca ai padri? Il ruolo del padre è fondamentale nella crescita del bambino, ma entra in gioco dopo. Diciamo a partire dai 24/30 mesi, da quando può parlare e confrontarsi col figlio. Il tuo compito è quello di insegnargli a stare al mondo, ci sarà tempo per farlo. Tranquillizzate il padre ricordandogli che verrà il tuo momento e che dovrà mettercela tutta… ma fino ad allora: zitto e mosca.

Il colpo basso

Veniamo al punto dolente. I maschi sono degli stronzi, si sa. Ma è in questa situazione che riescono a toccare il fondo. Un po’ perché le mamme sono sfinite, un po’ perché hanno l’umore devastato dagli ormoni, un po’ perché gli uomini continuano a chiederle di essere non solo madre, ma anche moglie, amica, confidente, massaggiatrice, cuoca, puttana a letto, ecc.

Ed ecco che, prima o poi, arriva il colpo basso. Quello che le donne non si aspettano mai, che le sorprende nei momenti meno attesi e che le mette al tappeto.
Sarà il momento in cui, a seguito dell’ennesima difficoltà… cinema saltato, cena bruciata, programma sfasciato, vacanza rovinata… lui si volterà verso di voi e con faccia incazzata vi dirà: “La colpa è tua: io nemmeno lo volevo il figlio!”

BANG: knockout.

Difficilmente in altra occasione l’uomo sarà essere altrettanto vigliacco e subdolo. Però preparatevi, perché la batosta arriva, prima o poi.
C’è del vero in quello che dice il maschio, tuttavia sembra che tenda a dimenticarsi che il figlio si fa in due… Starà a voi ricordargli che per quanto possiate aver insistito, lui è comunque un adulto responsabile delle proprie scelte…

Che fare?

La cosa migliore è preparate il maschio con largo anticipo:

  • Ricorda che per almeno sei mesi non si scopa
  • Ricorda che ti tutto avrò voglia tranne che farti un pompino
  • Ricorda che devi imparare a cucinare se non vuoi morire di fame o ammazzarti di colesterolo da MacDonald
  • Ricorda che per un po’ dormiremo nel letto in tre, ma faremo il possibile perché duri poco
  • Ho già questo vampiro che mi ciuccia le tette sutto il giorno, tu no grazie
  • Preparami la pappa, no: non gliela puoi dare tu
  • Prepara il bagnetto: no, non glielo puoi fare tu
  • Non ancora il tuo turno, ma verrà
  • Non vedo l’ora che arrivi il tuo turno, tranquillo

E così via… Reiterate più volte possibile, occorre che l’uomo sia davvero davvero pronto.

Riassunto

  1. Nel primo anno l’uomo è un mero supporto logistico, ma fa fatica ad accettarlo
  2. L’uomo tende a comportarsi come un bambino, come se non ne aveste già uno a cui pensare
  3. Passato l’anno, inizia ad avere importanza anche il padre, occorre solo aver pazienza
  4. Preparate un randello da tenere a disposizione quando il papà metterà la maschera dello stronzo

Non preoccuparti

Ci sono tonnellate di studi e analisi di psicologia dello sviluppo che certificano che un bambino cresce bene anche in condizioni diverse da quelle standard: genitori gay, mono genitore, lutto improvviso, famiglie allargate… Sono molte le situazioni che si discostano dal manuale, ma la cosa più bella dei bambini è che sono dei fiori d’acciaio: sono molto più forti e malleabili di quel che i genitori credono. L’unico ingrediente fondamentale è l’amore.

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